IL NEW FRENCH STYLE: HORST, GRUAU E LE ICONICHE IMMAGINI BALMAIN

SEASON 1, EPISODE 6 :

BALMAIN PODCAST

Maira Kalman: “Ecco, in questa meravigliosa foto vediamo Gertrude coperta dal suo ampio cappotto e dal cappello insieme al suo cagnolone dal pelo lungo e bianco, Basket, in una elegante stanza in cui non ci si aspetterebbe di vederla. E invece eccola qui, con questa stupenda modella in un abito lungo estremamente lussuoso. Ci si rende conto, quindi che non c’è limite a quello che può attirare l’interesse. Ci si può ritrovare ovunque nell’ammirare la moda, l’arte, la musica, l’architettura, la danza. Non ci sono limiti alla curiosità. Questa è la sensazione. La sensazione di espansività, comicità e, banalmente, di pura delizia frivola che traspare da questa foto”.

Rosamond Bernier: “Mi ha davvero divertito: Gertrude è immortalata esattamente così com’era e poi questa creatura elegante, con la gorgiera pure, che svetta guardandola dall’alto. E Basket lì con lei. Trovo che la combinazione sia alquanto meravigliosa”.

Susanna Brown: “Guardando questa foto ci sono due donne che sono ai quasi ai poli opposti. Una è una donna sulla settantina, raggomitolata nel cappotto, seduta in basso. L’altra è incredibilmente alta, giovane, spavalda ed elegante. La cosa interessante è che esiste una versione non ritagliata di questa fotografia, pubblicata di rado, in cui si vedono due piccole figure sul bordo destro della fotografia: sono gli illustratori Eric e Rosamond Bernier di Vogue che osservano il servizio fotografico da un’ala laterale, per così dire.

Dopo aver dedicato gli ultimi tre episodi alle creazioni e alla presentazione della prima collezione Balmain, nonché alle immense personalità legate a quel momento, questo podcast si apre concentrandosi su un’incredibile fotografia in bianco e nero di settantacinque anni fa. Maira Kalman ha creato una colorata riproduzione di questa immagine leggendaria per la sua nuova edizione di “Autobiografia di Alice Toklas” (e trovate il dipinto di Kalman qui sopra).

Cliccando sui link qui sotto, invece, è possibile avere maggiori informazioni sulle creazioni di Maira Kalman e vedere la fotografia originale, non ritagliata, della fotografia di Horst di Gertrude Stein seduta nel salone espositivo di Balmain, ora parte della collezione ufficiale dell’Horst Estate. Il terzo pulsante reindirizza a un recente articolo di Vogue che parla di quell’immagine nonché dell’originale recensione di Gertrude Stein della sfilata Balmain e una selezione di immagini Balmain apparse su Vogue negli ultimi 75 anni.

SUSANNA BROWN SU HORST P. HORST

Per esplorare questa immagine tanto speciale e il fotografo che l’ha catturata, ci siamo rivolti a Susanna Brown.

Susanna Brown, curatrice di fotografie e storica dell’arte, ha curato alcune delle mostre d’arte più importanti degli ultimi dieci anni per il Victoria & Albert Museum di Londra, tra cui un’esibizione del 2012 su Cecil Beaton nonché l’acclamata mostra del 2019 su Tim Walker.

Fortunatamente per noi, probabilmente non esiste nessuno più qualificato di lei per parlare di Horst.

È responsabile della pubblicazione dell’enorme e meraviglioso volume del Victoria and Albert Museum su Horst, che è quasi certamente la celebrazione per eccellenza della straordinaria carriera fotografica di Horst P. Horst. Ha anche curato la mostra del museo del 2014 “Horst: Photographer of Style” (Horst: il fotografo dello stile), mostra itinerante internazionale che contava 250 immagini tratte dai sei decenni di carriera di Horst.

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Cercate altre informazioni e immagini su Horst e sui suoi sessant’anni di carriera? Cliccate sui link qui sotto per visitare l’introduzione a Horst del Victoria and Albert Museum, nonché la pagina della collezione dedicata a Horst dello stesso museo. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito dell’Horst Estate cliccando sul link dedicato.

Per vedere alcune delle immagini di Horst che Susanna Brown descrive in questo episodio, tra cui il servizio fotografico di Marcel Vertès-Lisa Fonssagrives e due iconiche foto del secondo giorno di servizio fotografico di Horst con Gertrude Stein per conto di Vogue nel 1946, cliccate sui link qui sotto.

 

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RENE GRUAU

Una storia lunga e ricca lega Balmain ebbe e l’illustratore René Gruau. René Gruau conosceva Pierre Balmain da quando lo stilista lavorava con Lucien Lelong, durante l’occupazione. Non appena Balmain espose la sua prima collezione nel 1945, René Gruau iniziò a illustrare i modelli più d’impatto della nuova Maison, tanto per Balmain quanto per le riviste più importanti.

Dopo quella sfilata inaugurale, René Gruau selezionò la stessa variazione lussuosa della giacca a conchiglia che Beaton voleva fotografare per Vogue, con Gruau che, nel 1945, dipinse una straordinaria illustrazione di questo modello popolare.

Anche Alice Toklas scelse René Gruau per illustrare il suo opuscolo artistico del 1946 in edizione limitata che celebrava il “New French Style” di Balmain. Per l’edizione di Alice Toklas, René Gruau creò otto meravigliose immagini in bianco e nero della nuova donna Balmain. Infatti, una di quelle immagini, quella che raffigura la donna Balmain mentre lascia l’opera, si affidava allo stesso impressionante modello con mantella e collo increspato che vediamo sulla modella che troneggia su Gertrude Stein nell’iconico scatto di Horst all’interno del salone espositivo Balmain.

Anche Pierre Balmain si rivolse a René Gruau per alcune delle sue prime e fondamentali campagne.

Dal 1947 fino al 1965, René Gruau curò le immagini usate per la pubblicità dei profumi della Maison, iniziando con un’illustrazione di una modella di alta moda che si reclina per parlare al telefono per la prima fragranza Balmain: ELY 64.83, argutamente chiamata come il primo centralino telefonico del marchio, tra l’altro di recente assegnato da Olivier Rousteing alla nuova linea di eleganti accessori di pelletteria). Gruau disegnò anche la modella scompigliata dal vento nelle pubblicità del profumo Vent Vert, così come le numerose e bellissime immagini utilizzate per il profumo più venduto della Maison, Jolie Madame. Per quella serie, si concentrò così sulle creazioni di alta moda della Maison, dipingendo un modello diverso per ogni collezione e per ogni nuova campagna.

Cliccando sui link qui sotto, è possibile scoprire alcune delle tante illustrazioni di moda di Gruau, in alcuni articoli della stampa francese dedicati alla sua peculiare attività artistica.

I PRIMI MODELLI BALMAIN NELLA COLLEZIONE DEL V&A

Come notava Susanna Brown, molti dei modelli che abbiamo toccato negli ultimi quattro episodi si trovano ora nella notevole collezione di moda del Victoria & Albert Museum. All’interno di questa collezione c’è anche una giacca da sposa molto chic con il suo copricapo, che Balmain creò per Stella Carcano, in occasione del suo matrimonio londinese nel gennaio del 1946. La giacca sciancrata lunga fino alla vita è in satin bianco trapuntato ed è arricchita da luminose perle ricamate. Questa giacca era abbinata a una gonna bianca, con Balmain che disegnò per la sposa anche un cappello a tamburello altrettanto chic e con una trapuntatura coordinata; tutte queste creazioni sono anch’esse ospitate nella collezione del V&A.

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Lo stupendo abito da sera ricoperto di rose, del 1957, è altrettanto parte della notevole collezione di moda del V&A. Come notava Susanna Brown, questa creazione sartoriale in seta color crema stampata presenta un bustino senza maniche e una vita slanciata con motivi di rosa applicati che sfumano nell’ampia gonna. L’abito fu originariamente indossato da Lady Diana Cooper, che aveva sentito per la prima volta di Pierre Balmain da un’amica di lunga data: Cecil Beaton. Come abbiamo sottolineato nell’episodio tre, Cecil Beaton era arrivata a una delle famose serate nel Salon Vert di Diana e Duff Cooper presso l’Ambasciata britannica dopo aver assistito alla prima sfilata Balmain. Cecil Beaton condivide la sua scoperta del nuovo couturier stellare di Parigi con i Cooper, la loro compagnia e i loro amici artisti. Diana Cooper divenne presto una fedele fanatica della Maison, indossando le creazioni Balmain in occasione di un ballo speciale che si tenne all’Ambasciata britannica, in onore della visita, nel 1957, della Regina e del Principe Filippo a Parigi. Alla fine della serata, Diana Cooper rimase con Cecil Beaton nella Ionian Room fino alla mattina dopo, mentre la disegnava in questo abito Balmain.

Come abbiamo detto nel quarto episodio del podcast, Pierre Balmain iniziò a creare dei modelli speciali per le sue ottime amiche Alice Toklas e Gertrude Stein durante i “tempi oscuri” dell’occupazione nazista, quando la coppia viveva nella campagna francese, vicino Aix-les-Bains. Le creazioni di Balmain per le sue “due madri americane” era abbastanza diversa dagli eleganti abiti sartoriali che creava a Parigi per Lucien Lelong, nello stesso periodo. Gertrude Stein e Alice Toklas sottolinearono la necessità di abiti caldi e comodi che riflettessero la loro personalità bohémienne ma anche il loro stile di vita di campagna; Balmain realizzò quindi completi e abiti in tweed che, nonostante testimoniassero comunque il suo esperto savoir-faire, non assomigliavano affatto ai modelli Balmain che associamo oggi alla Maison.

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Come Balmain stesso spiegò nelle sue memorie: “In generale, c’erano solo gonne voluminose che arrivavano alla caviglia con giacche coordinate, ma i bottoni erano argento goffrato e le fodere in taffetà color tortora. Gertrude ordinava sempre tasche profonde, nelle quali immergere le braccia fino ai gomiti e da cui estraeva tutti gli accessori del suo quotidiano. Entrambe indossavano con grande eleganza abiti che sarebbero sembrati ridicoli su chiunque altro”.

Pierre Balmain continuò a disegnare abiti per la coppia anche dopo la liberazione di Parigi e il loro ritorno nella capitale. Gertrude Stein era particolarmente fiera di indossare le creazioni di Pierre Balmain quando quando si sedette in prima fila alla sfilata inaugurale del giovane stilista, scrivendo su Vogue: “Suppongo che all’apertura fossimo le sole ad essersi vestite per anni con gli abiti di Pierre Balmain; ne eravamo fiere. È bello aver conosciuto questo giovane quando era semplicemente un giovane che nessuno conosceva, e ora… Direi che ora lo conosceranno tutti. Eravamo talmente contente fiere. Lo eravamo davvero”.

Come spiega Susanna Brown, quando Gertrude Stein posò per Horst durante la leggendaria due giorni di servizio fotografico di Vogue, indossava l’ultimissimo modello disegnato da Balmain. Il suo completo marrone velluto aveva una gonna leggermente fluida, una giacca e un cappello con nappe e paillettes nere. Ora, si trova all’interno della collezione di moda del Victoria and Albert Museum, ma quello stesso completo Balmain può essere visto altrettanto chiaramente in alcuni dei più famosi scatti di Horst del famoso servizio fotografico per Vogue (per vederli, cliccare in basso a sinistra).

VOLA INSIEME A ME

Probabilmente, il parallelo più interessante tra gli albori della Maison e il suo presente con Olivier Rousteing è visibile nell’ultima presentazione Balmain, per le collezioni maschili e femminili dell’Autunno 2021.

Infatti, dopo un anno di paralleli tra le sfide che la moda parigina dovette superare nel dopoguerra, e ora durante la pandemia, Rousteing ha fatto il passo successivo.

Come Rousteing stesso ha chiarito durante le sue interviste con la stampa: ora è il tempo di ricordare la gioia che seguì la prima sfilata di Pierre Balmain.

Mentre incrociamo le dita, sperando ottimisticamente che i giorni migliori arrivino presto, Olivier Rousteing ha trovato ispirazione nell’eccitamento di Pierre Balmain dopo il suo primo défilé.

Infatti, come Rousteing ha spiegato alla stampa, settantacinque anni fa, dopo l’incredibile trionfo della prima presentazione sartoriale della Maison... Che cosa fece Pierre Balmain?

Fece le valigie e iniziò a viaggiare.


Volo in America, non per parlare delle collezioni, ma piuttosto, seguendo le istruzioni dell’amica Gertrude Stein, per agire in qualità di ambasciatore errante, zigzagando tutta la superficie degli Stati Uniti per impartire lezioni sulla cultura e il savoir-faire francese. Fece anche un salto oltremanica, trasportando il suo nuovo approccio femminile nella moda di Londra, sei anni dopo che la guerra aveva bruscamente interrotto tutte le importazioni di capi di moda parigini. E, dopo otto giorni di voli aerei in cui fece tappa un po’ in tutto il mondo, atterrò in Australia, portando la novella del “New French Style” della Maison letteralmente dall’altra parte del mondo.

Ora, nel post-2020, è drasticamente più facile apprezzare il senso di liberazione che Pierre Balmain deve aver provato con tutti quei viaggi.

Dopo gli anni ansiogeni di guerra e occupazione, a Balmain venne offerta di punto in bianco una possibilità a lungo negata: viaggiare verso destinazioni che lui e tutti quanti intorno a lui hanno sognato per anni. Deve essere stata davvero una sensazione incredibile.

Il video di Olivier Rousteing per la collezione Autunno 2021, è stato girato all’interno degli immensi hangar di Air France all’aeroporto Charles de Gaulle, con collezioni maschili e femminili che puntavano a riprodurre proprio quella sensazione di libertà e di liberazione.

E, ora che ripensiamo ai momenti di gioia e ottimismo che il giovane Pierre Balmain deve aver vissuto verso la fine del 1945, tra la fine di una lunga guerra e il senso di appagamento dato dal successo della sua audace scommessa con la prima collezione della Maison, capiamo un po’ meglio il grande potere che ci offrono i viaggi. Servono ad aprire le menti, a sollevare gli spiriti e a riunire le persone lontane, ispirandoci e tendendo a essi, insieme, come si tende verso a dei giorni migliori.

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FLEUR DE PARIS DI JOSEPHINE BAKER

Parlando di questo spirito di liberazione e libertà, concludiamo il nostro esame della presentazione inaugurale di Balmain con un’altra versione di quella stessa canzone di successo del dopoguerra che abbiamo ascoltato nel primo episodio: Fleur de Paris.

La gioia e l’orgoglio che prova Josephine Baker mentre canta è tanto evidente quanto comprensibile. Dopotutto, Josephine Baker fu una decorata eroina di guerra, lottando concretamente nella Resistenza francese. E tutta la sua eccitazione post-liberazione riflette la stessa sicurezza ottimistica che caratterizza un nuovo inizio, la stessa che deve aver provato anche Pierre Balmain.

C’est une fleur de chez nous
Elle a fleuri de partout
Car c’est la fleur du retour
Du retour des beaux jours
Pendant quatre ans dans nos cœurs
Elle a gardé ses couleurs
Bleu, blanc, rouge, elle était vraiment avant tout
Fleur de chez nous.

È un fiore della nostra casa
Che è fiorito ovunque
Perché è il fiore del ritorno
Del ritorno dei giorni migliori
Per quattro anni, nei nostri cuori,
Ha conservato i suoi colori
Blu, bianco, rosso, è rimasto prima di tutto
il fiore della nostra casa

    • Photo Credits :

      01 : Cover Image courtesy of the book’s editor, Susanna Brown.
    • 02 : Gruau’s distinctive signature—Diegolola, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons
    • 03 : Detail of Balmain jacket for Stella Carcano weddding. ©Victoria and Albert Museum, London
    • 04 : ©Victoria and Albert Museum, London
    • 05 : Rgbitman, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons
    • Video Credits :

      06 : Balmain Men’s and Women’s Spring 2021
    • Credits :

      HORST, GRUAU AND ICONIC BALMAIN IMAGES
    • Balmain Creative Director: Olivier Rousteing
    • Special Podcast Guest: Susanna Brown
    • Special Podcast Guest: Maira Kalman
    • Special Podcast Guest: Lynn Yaeger
    • Music: “Fleur de Paris” by Josephine Baker
    • Additional Music: Jean-Michel Derain
    • Episode Direction and Production: Seb Lascoux
    • Balmain Historian: Julia Guillon
    • Episode Coordination: Alya Nazaraly
    • Research Assistance: Fatoumata Conte and Pénélope André
    • Digital Coordination/Graphic Identity: Jeremy Mace
    • Episode researched, written and presented by John Gilligan
    • To explore further:

      The Autobiography of Alice B Toklas by Gertrude Stein, Illustrated by Maira Kalman (Penguin 2020)
    • Horst Photographer Of Style; Susanna Brown (Victoria and Albert Museum)
    • Pierre Balmain’s Autobiography: My Years and Seasons, (Doubleday, 1965)
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